La resilienza

Negli ultimi anni il concetto di resilienza ha avuto una larga diffusione, diventando rilevante in molte politiche internazionali e comunitarie1 relative allo sviluppo dei sistemi urbani e territoriali2. In tali esperienze, la resilienza ecosistemica è intesa come la “proprietà dei sistemi complessi” di ripristinare i meccanismi di funzionamento reagendo a fenomeni di stress. I sistemi resilienti, a fronte di uno stress, reagiscono rinnovandosi, pur mantenendo la funzionalità e la riconoscibilità dei sistemi stessi3. La resilienza implica il ripristino non dello stato iniziale, ma della funzionalità attraverso l’adattamento.

Nei processi innovativi di sviluppo delle comunità locali, alcuni  concetti chiave condivisi dalla comunità scientifica4, quali diversità creativa, ridondanza,  riconoscimento delle variabili lente,  interconnessioni e interdipendenze tra i molteplici livelli dei sistemi complessi, flessibilità e innovazione, memoria e  forme di conoscenza molteplici, costituiscono aspetti di notevole interesse.

La diffusione del termine è  dovuta alla capacità del concetto di resilienza di proiettare su potenziali fattori di crisi (economici, ambientali, sociali e di governo) visioni strategiche “pro-attive”  e  “positive”. 

I processi di trasformazione urbana e territoriale che mirano a un rafforzamento delle proprietà di resilienza dei sistemi complessi devono essere caratterizzati dai seguenti elementi:

  • Multi-obiettivo e tran-settoriale. Le strategie, pur avendo un fuoco tematico, devono dare ricadute positive su più componenti dei sistemi locali (esempio: se il fuoco tematico è rappresentato da criticità ambientali, le soluzioni attivate devono coinvolgere la dimensione sociale ed economica). Per rafforzare le proprietà di resilienza dei sistemi complessi è, infatti, necessario elaborare strategie “multi-obiettivo”, capaci di dare risposta alla complessità e all’incertezza e, dunque, di considerare le molteplici componenti dei sistemi territoriali (ambientali, ecosistemiche, sociali, economiche, di governance, …), individuando e mettendo in sinergia tutte le potenziali risorse.

  • Multi-scala sia rispetto alla dimensione temporale che spaziale. Le strategie devono confrontarsi con scale temporali diverse e quindi con soluzioni differenti rispetto ai differenti orizzonti “temporali” di ripristino, transizione, adattamento, evoluzione. Inoltre,devono riguardare differenti scale spaziali e di complessità valorizzando la dimensione locale (riconoscendone le capacità e responsabilità) e comprendendo la dimensione spaziale (anche globale) dei flussi metabolici.

  • Processo. L’attenzione deve riguardare la “ricerca di nuovi strumenti” (che siano interpretativi, valutativi, tecnologici o progettuali), ma soprattutto la costruzione e l’innovazione di processo, facendo leva, quindi, sulla costruzione di possibili sinergie  attraverso l’utilizzo di strumenti già sviluppati dalle differenti  e proponendo uno sguardo rinnovato sul processo complessivo.
  • Diversità creativa e ridondanza (diversità nelle funzioni), flessibilità e modularità (relativa indipendenza dei sotto sistemi).

La resilienza è quindi un concetto di notevole ricchezza che può contribuire a promuovere innovazione culturale rispetto alla costruzione dei processi di progettazione e gestione delle soluzioni. Ma è indispensabile che nell’adottarlo, si tengano presenti le molteplici dimensioni dei processi di transizione e adattamento, le molteplici vulnerabilità dei sistemi socio-ecologici urbani, le relazioni tra equità sociale e sostenibilità ambientale, prevedendo una valutazione dei possibili effetti (diretti ed indiretti) che vengono attivati sia nelle componenti sociali, di governance, ambientali ed economiche. [sintesi a partire dall’articolo di Colucci A., Cottino P., 2015]

 


  1. L’utilizzo della resilienza ecosistemica in connessione allo sviluppo dei sistemi territoriali è entrato ufficialmente nelle politiche internazionali e dell’Unione Europea a partire dal 2005 quando venne presentato il documento Resilience and Sustainable Development: Building Adaptive Capacity in a World of Transformations  ed oggi ha un ruolo centrale nelle politiche comunitarie.
  2. Ad esempio la campagna “ResilientCities” promossa dall’UNISDR e il “Resilient Cities Global Forum
  3. Holling C.S., Gunderson Lance, 2002; Holling 1996
  4. A.Colucci, 2012